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Le “Fabbriche di Bambini” Ucraine: il Costo Umano della Maternità Surrogata

In seguito alla messa al bando della maternità surrogata in India, Nepal, e Tailandia, la richiesta è alle stelle in Ucraina. Lo sono anche le denunce di sfruttamento.



Le città Ucraine sono tempestate da pubblicità che invitano a diventare madri surrogate. “Hai tra i 18 e i 35 anni? Sei fisicamente e psicologicamente in salute? Sei rispettosa della legge?”. Cartelloni con queste e altre domande decorano bus e metro. Un vero e proprio reclutamento.

Alina ha deciso di diventare una madre surrogata nel 2016, perché l’attività di parrucchiera non le consentiva di guadagnare abbastanza. Il suo più grande desiderio era quello di mandare suo figlio all'università, ciò che sua madre non potè fare per lei.

La società per maternità surrogate più famosa in Ucraina, la BioTexCom, ha offerto ad Aina 11,000$ per la gravidanza più 250$ di stipendio mensile – oltre tre volte il salario annuale medio Ucraino (approssimativamente 3,000$).

“Mi hanno promesso che si sarebbero presi cura di me. Non ho avuto difficoltà a prendere la decisione”.
A marzo 2017 Alina è divenuta madre surrogata per Anca, una 38enne della Romania, impossibilitata ad avere figli a causa di fibromi uterini. Per Anca si trattava dell’ultima spiaggia.

L’Ucraina si è trasformata in una destinazione sempre più popolare per le coppie straniere (anche italiane) alla ricerca di madri surrogate a poco prezzo. Il pacchetto medio costa appena 30,000$, ben più accessibile rispetto al range tra gli 80,000$ e i 120,000$ degli Stati Uniti.

La richiesta è iniziata a incrementare notevolmente dopo che Tailandia, India e Nepal hanno reso illegale la gravidanza surrogata in seguito alle numerose denunce di sfruttamento delle donne.

Con l’aumento della domanda in Ucraina, sono aumentati anche i casi di denuncia di sfruttamento, sia da parte delle madri surrogate che da parte dei futuri genitori. La surrogazione commerciale della maternità non è regolamentata e ben due terzi dell’industria operano illegalmente.

Alina ha raccontato che le condizioni per le madri surrogate sono terribili. La BioTexCom l’ha sistemata in un appartamento con altre quattro donne. Era costretta a condividere il letto con un’altra madre surrogata.

“Eravamo tutte molto stressate. La gran parte delle donne è originaria di piccoli paesi, e si trova in situazioni disperate. Durante la prima settimana non facevamo altro che piangere. Non riuscivamo neppure a mangiare. Ed è una situazione del tutto tipica per le madri surrogate”.

Le surrogate erano regolarmente visitate da un supervisore. Se non erano in casa dopo le 16:00, veniva multate per 100 euro. Ricevevano anche minacce di multa nel caso in cui osassero criticare l’azienda, o se provavano a comunicare con i genitori biologici. Numerosi commenti postati in forum online per mamme surrogate confermano i problemi con BioTexCom.

Le surrogate vengono mandate a partorire in un ospedale di stato, a Kiev, in cui il livello di assistenza è estremamente misero. 

“Siamo state trattate come bestiame, prese in giro dal personale medico. Non c’era acqua calda, ci lavavamo usando bottiglie di plastica riempite con acqua preriscaldata. Volevo che mi trasferissero in un altro ospedale, ma il personale mi ha minacciata di non pagarmi se mi fossi lamentata con Anca” ha raccontato Alina.

Tre giorni dopo il parto Alina ha iniziato a sanguinare ingentemente ed è stata portata in terapia intensiva, dove il personale medico le ha urlato contro dicendo di averne abbastanza dei suoi problemi. Un pezzo di placenta le era rimasto nell’utero; una situazione che può mettere a repentaglio la vita della partoriente.

Anca ha dichiarato di aver scoperto che Alina aveva partorito ed era finita nell’unità intensiva solo perché è stata Alina stessa a inviarle un messaggio. BioTexCom non la informò di nulla.
Anca era terrorizzata dopo che, nel 2016, la prima madre surrogata assegnatele da BioTexCom abortì i gemelli di cui era incinta dopo due mesi. La società di surrogazione disse ad Anca che la surrogata non era andata dal medico sebbene avesse la febbre.

Un portavoce di BioTexCom ha dichiarato che tutte le donne partoriscono in ospedali statali come quello di Kiev, aggiungendo che se le surrogate vogliono partorire in ospedali privati, possono farlo. Certo, ma farlo costerebbe diverse migliaia di dollari, lasciando le surrogate del tutto prive di reale scelta. Di cui peraltro mancano già in origine, considerando che quasi tutte prendono la decisione a causa di difficoltà economiche che lo stato non si mostra desideroso di contrastare.

I contratti tra le aziende di surrogazione e i futuri genitori attestano che qualsiasi tipo di supporto o assistenza cessa in seguito alla nascita del bambino. Una sorta di “e adesso vedetevela da soli”. 

È accaduto che le cliniche “perdessero” embrioni o che non fornissero spiegazioni valide su mancati impianti. Per non parlare dei casi in cui surrogate che hanno abortito o hanno partorito bambini morti non sono state pagate. Le società fanno in modo di non poter essere ritenute responsabili degli eventuali esiti negativi, conducendo a condizioni di sfruttamento praticamente inevitabili.

Attualmente Alina vive nella sua casa appena rinnovata e suo figlio andrà all’università l’anno prossimo.

“Sono felice di aver aiutato la coppia ad avere uno splendido bambino, che è amatissimo. Ma non diventerò mai più una madre surrogata. Mai, per niente al mondo. È stata un’esperienza orribile”.

Fonte: Aljazeera.