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In Inghilterra Non si Può Parlare della Questione Trans

Tre soldati di una base militare hanno dichiarato di aver cambiato sesso da uomini a donne.

Sono adulti consenzienti, in diritto di prendere le proprie decisioni, con il premuroso supporto dei propri ufficiali superiori.

 Questo evento segna l’adeguamento dell’esercito a una società in rapido cambiamento su una questione che divide uomini e donne eterosessuali e omosessuali, femministe, insegnanti e persino la stessa comunità trans.

La questione trans ha condotto a risse pubbliche, stupri in prigione, un’inchiesta ministeriale e una campagna per impedire l’invasione di bagni, spogliatoi e docce per donne. Assieme a Brexit, questo è uno dei temi politici più caldi del momento.

È un segno di tempi in cui la conversazione nazionale viene a tutti gli effetti imbavagliata.

Dobbiamo tutti inchinarci ai fini della comunità transgender. Per i rumorosi sostenitori della stessa, la questione è già risolta. Non c’è nulla di cui parlare. Nessun dibattito da affrontare.

Per un uomo sarebbe sufficiente “auto-identificarsi” come donna per diventare instantaneamente una donna. Ne è derivata una straordinaria situazione in cui la discussione è proibita e gli spazi pubblici vengono preclusi a gruppi, accusati di essere “di odio”, che sostengono che le donne non nascano con peni. 

Ministri, autorità locali e dirigenti scolastici ricevono continue intimidazioni al silenzio da attivisti militanti che non tollerano il dissenso.

Melanie Phillips

Una donna che ha pagato per affiggere un cartellone riportante nient'altro che la definizione di donna – femmina umana adulta – a Liverpool, ha visto il messaggio rimosso con l’accusa che facesse sentire le persone trans “non al sicuro”. 
 
La combattente per le pari opportunità Germaine Greer e la leggenda di Women’s Hour, Dame Jenni Murray, sono divenute vere e proprie reiette perché ferme nell’esprimere la posizione per cui gli uomini non possono essere donne, indipendentemente da operazioni chirurgiche o cure ormonali a cui possono sottoporsi.

E la leader di Girl Guides, Helen Watts, è stata attaccata per aver insinuato che la nuova normativa per i transgender potrebbe esporre delle ragazzine alla condivisione di docce e tende con predatori.

Eppure persino alcune donne trans concordano sul fatto che esista un problema reale. 
Jenny Roberts, 72, operatasi 20 anni fa, ha così dichiarato a Woman’s Hour: “Molte donne trans vogliono credere di essere donne, ma non lo siamo. È inevitabile che portiamo le nostre caratteristiche e le nostre abitudini maschili con noi”.

Una simile affermazione ha richiesto molto coraggio. Chiunque si opponga ai diritti trans rischia di beccarsi un pugno in faccia – come ha avuto modo di scoprire a sue spese Maria Mac Lachlan, una relatrice femminista. La 60enne è stata presa a pugni dall’attivista trans Tara Wolf 26, condannata per aggressione. 

Tara Wolf

“L’ho visto con i miei occhi” ha scritto la giornalista del Times Janis Turner. “Una giovane persona arrabbiata, alta oltre 1 metro e 80 e con il capo coperto con un cappuccio, le ha tirato un pugno in faccia. In seguito al verdetto, i sostenitori di MacLachlan non hanno potuto lasciare il tribunale perché gli attivisti trans li attendevano fuori, mascherati”.

Turner e la collega giornalista Melanie Phillips continuano a essere denigrate per aver difeso il diritto di ragazze e donne a usare bagni e docce pubblici senza obbligo di condivisione con persone dotate di corpo maschile.

Le due hanno anche sollevato proteste sulle autorità carcerarie che hanno accettato l’ammissione della trans Karen White in una prigione per donne, dove ha eseguito numerose aggressioni sessuali.

White era già sotto processo per degli stupri. Le femministe sono sconvolte per il fatto che le donne non soltanto debbano condividere docce e spogliatoi, ma stiano rischiando persino di perdere la loro identità di donne.

 Il loro sgomento è condiviso dalle donne omosessuali che non muoiono al pensiero di fare sesso con persone dotate di corpo maschile (secondo alcuni attivisti trans questa sarebbe transfobia), e dalle donne trans allarmate per le aggressioni degli attivisti.

Jan Morris, celebre autrice e pioniera della chirurgia trans, ha ieri invitato alla calma: “Le persone dovrebbero essere più gentili le une con le altre”.

Jan Morris

Le questioni trans, contornate da linguaggio e vocabolario completamente nuovi, sono sufficientemente disorientanti già per gli adulti. Ma che dire della colonizzazione degli “spazi sicuri” per i giovanissimi, che spesso sono ragazze e ragazzi preadolescenti?

A causa di una combinazione di social media, pressione dei coetanei e normali cambiamenti ormonali è in atto un’esplosione nel numero di ragazzine che iniziano a identificarsi come ragazzi, talvolta persino incoraggiate dagli insegnanti.

Il giornalista dello Spectator James Kirkup si domanda perché sempre più ragazzine, tantissime, stiano proprio ora “iniziando un percorso che le condurrà a terapie ormonali, fasciatura e poi rimozione dei seni”.

Secondo lui, alcuni attivisti di Stonewall hanno iniziato a vedere i diritti trans come una sorta di nuovi diritti dei gay. E potrebbe andare anche bene, se fossero solo adulti consenzienti a sottoporsi a queste pratiche. Ma così non è.

Questa situazione ha impatto sui giovanissimi naturalmente immaturi che la società dovrebbe proteggere da decisioni affrettate, che cambiano la vita e che sono irreversibili.

Articolo originale su The Sun.