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Novità - Le Accuse di Transfobia Minacciano la Libertà Accademica

Articolo originale su Feminist Current.


  • Sempre più numerose le accuse di "transfobia" nelle università britanniche, e sempre più professoresse e insegnanti silenziate e intimidite. Martedì scorso, uno studente ha gridato contro alla Prof. Rosa Freedman fuori dall'Università di Reading University, chiamandola "nazista transfobica che dovrebbe essere stuprata". Un assistente professore di Oxford, Michael Biggs, ha affermato che la libertà accademica è in pericolo


  • "Sullo sfondo di quasi tutti gli attacchi isolati c'è la violenza domestica". Suzanne Moore traccia una connessione tra terrorismo e violenza maschile contro le donne, sostenendo che l'analisi femminista della violenza maschile viene continuamente e regolarmente ignorata dalla sinistra.


  • Uno studio dell'American Association of University Women ha dimostrato che le donne perdono ogni anno 500 miliardi di dollari a causa del divario salariale.


  • I dipendenti di Google stanno progettando di organizzare uno sciopero per Giovedì, con l'intento protestare contro la gestione delle accuse di molestie sessuali da parte della società.


  • L'Atlantic riferisce che "Una società che parrebbe essere gestita da un teorico cospirazionista pro-Trump ha cercato di pagare alcune donne affinché muovessero false accuse contro il consulente legale speciale Robert Mueller, nei giorni precedenti le elezioni di medio termine". L'FBI sta indagando sul caso.
  • Chi decide il vostro genere?

    L'autoidentificazione del genere viene spesso narrata come una questione di diritti civili. Tuttavia, è molto più problematica di quanto numerosi fautori sembrino essersi resi conto.

     


    Questo giornale è un orgoglioso sostenitore dei diritti omosessuali. Nel 1996 abbiamo pubblicato per la prima volta un editoriale a favore del matrimonio omosessuale. Ci atteniamo al principio liberale per cui le persone sono le migliori giudici dei propri interessi e dovrebbero poter agire come credono, a condizione che nessun altro ne esca danneggiato. Il fatto che alcuni considerino l'omosessualità come un peccato è irrilevante. Ognuno ha diritto al proprio credo, ma non deve impedire ad altri di esercitare la propria libertà.

    Alcuni vedono l'auto-identificazione del genere per le persone trans come la frontiera del futuro. Il tutto si basa sull'idea che quello che rende qualcuno uomo o donna non è il sesso biologico, ma una conoscenza intima di ciò che si è. Le persone trans son affette da disforia di genere, un opprimente senso di appartenenza al sesso opposto. Soffrono molto profondamente quando non possono agire su questa sensazione. E anche quando ci riescono, sono spesso discriminate.

    La campagna di auto-identificazione sostiene che i membri di una minoranza oppressa dovrebbero essere liberi di scegliere la propria identità di genere. Perché mai lo Stato dovrebbe impedire loro di farlo? Ebbene, questa settimana è venuto fuori che il presidente Donald Trump ha intenzione di fare proprio questo. Sotto il comando del suo predecessore, Barack Obama, il concetto di "sesso" è stato interpretato come riferito all'autoidentificazione di genere. Il signor Trump vorrebbe che il termine tornasse a significare "tratti biologici immutabili identificabili alla nascita o prima della stessa". Sulla base di questa definizione, alle persone trans sarebbe negato il riconoscimento nella legge federale. Non avrebbero alcuna possibilità di cambiare lo status giuridico.

    Questo non è un bene. Allo stesso tempo, lo Stato dovrebbe anche resistere all'impulso di rendere lo status giuridico delle persone trans una questione di definizione personale, come sta attualmente considerando di fare la Gran Bretagna. Che lo stato sia coinvolto è condizione necessaria affinché si crei equilibrio tra i benefici traibili dalle persone trans con l'auto-identificazione di genere e il potenziale danno che questa può causare agli altri.

    Suddetto danno non è facile da quantificare, ma non andrebbe liquidato con leggerezza. Gli uomini commettono la quasi totalità dei reati sessuali, per cui la società crea spazi per aiutare a mantenere donne e bambini al sicuro. Se anche solo l'1% degli uomini rinchiusi nelle carceri della Gran Bretagna per reati sessuali si identificassero come donne, immediatamete raddoppierebbe il numero di donne in carcere per tali reati. Se "uomo" e "donna" inizieranno a essere determinati dalla mera auto-identificazione, gli spazi e le istituzioni per le donne e i bambini diventeranno accessibili a chiunque. Non c'è alcun motivo di pensare che identificarsi come donna rende un maschio meno (o più) pericoloso.

    Al contrario, ci sono tutte le ragioni per pensare che dei predatori potrebbero dichiarare di essere trans per commettere crimini più facilmente. Non abbiamo statistiche sui crimini commessi dalle donne trans in quanto tali, perché questi sono sempre più spesso registrati e segnalati semplicemente come crimini commessi dalle donne! Se le donne si trovassero costrette a restare fuori dagli spazi pensati appositamente per loro (divenuti accessibili a donne trans) per ragioni di privacy, fede o quant'altro, neppure la loro perdita di libertà e tranquillità comparirebbe nelle statistiche.

    Anche il benessere dei bambini dovrebbe essere considerato. Le persone che scelgono un'identità trans vengono avviate verso un trattamento irreversibile in età sempre più giovane, nonostante sia provato che la maggior parte di loro desisterebbe con il tempo senza bisogno di trattamento alcuno. Alcune scuole hanno iniziato a insegnare a bambini e bambine comprendere la loro identità di genere attraverso l'introspezione, piuttosto che a riconoscere il proprio sesso tramite l'anatomia. Viene detto loro che se sono leader e razionali sono maschi, mentre se sono portate per il pettegolezzo e l'accudimento degli altri sono femmine. Ecco che, in nome dell'auto-identificazione, gli obsoleti stereotipi di genere sono tornati a ruggire più forti che mai. Bambine e bambini che potrebbero crescere serenamente come omosessuali, vengono spinti ad abbracciare un'identità trans!

    L'impulso ad agire è spesso nobile: i trans sono stati storicamente oggetto di orribili discriminazioni. Ma la teoria dell'identità di genere è relativamente nuova. E il modo in cui questa identità si formerebbe è ancora scientificamente poco compreso. Decidere come bilanciare diritti concorrenti e come soppesare i rischi richiede necessariamente un attento dibattito. Ciononostante, in molti luoghi, la discussione sulle questioni dei trans è caduta in preda all'illiberalismo della politica d'identità. Chiunque metta in discussione la nuova ortodossia viene etichettato come "transfobico". La ricerca sui danni ai bambini e alle bambine che effettuano la transizione precocemente sta venendo attivamente insabbiata. Gli accademici che esplorano le conseguenze della ridefinizione delle categorie sessuali si trovano a essere vittime di campagne che mirano al loro licenziamento!

    Questa strada è pericolosa. La corsa all'auto-identificazione di genere rischia di finire con il causare danni e aprire la porta al contraccolpo estremo rappresentato dal piano dell'amministrazione Trump. Ma esiste un approccio migliore. In primo luogo, bisogna creare una procedura che permetta alle persone di cambiare il loro sesso legale. L'attuale legge britannica, che permette alle persone cui è stata diagnosticata la disforia di genere di ottenere l'approvazione dopo due anni di vita come sesso opposto, potrebbe essere effettivamente troppo lenta e burocratica. Tuttavia, a grandi linee è un percorso corretto e positivo. In secondo luogo, è necessario rafforzare le tutele legali contro le molestie e la discriminazione per tutti, indipendentemente da come si presentano a livello di aspetto. In terzo luogo, introdurre più "terzi spazi" (strutture neutre dal punto di vista del sesso) per integrare quelli per un solo sesso. Certo, queste misure non soddisferanno i convinti sostenitori dell'auto-identificazione di genere. Ma costituiscono sono la strada giusta da seguire.

    Articolo originale su Economist.

    Normalizzare il lavoro sessuale va a beneficio di papponi e trafficanti

    Articolo Originale su Unheard.  


    Inquadrare la prostituzione come una scelta qualsiasi che le ragazze possono compiere è pericoloso e degradante.


    La festa delle matricole annuale della University of Brighton ha offerto una nuova divertentissima modalità per incontrare gente e partecipare alla vita nel campus: la prostituzione. La scorsa settimana, mentre erano impegnate a consultare società e club sportivi a cui unirsi per ottimizzare la propria esperienza universitaria, le studentesse si sono imbattute nel banchetto del Sex Workers’ Outreach Project (SWOP) che, oltre a fornire preservativi, dava consigli alle giovani donne (non prendiamoci in giro. I giovani uomini non erano parte del target considerato da SWOP) che volessero scegliere di vendere sesso per supportare i propri studi.  

    “Venite a trovare SWOP quest'oggi alla Brighton Life and Wellbeing Fair. Se coprite le spese universitarie con del lavoro sessuale, faticate a trovare il giusto equilibrio tra lavoro e studi, o volete parlare e non sapete dove andare...siamo qui per voi. Rispettiamo la vostra autonomia, privacy e confidenzialità.” Questo il tweet di SWOP Sussex a Brighton Oasis Project lo scorso martedì. E sebbene SWOP si dichiari neutrale con la proposta di “supporto e consiglio senza giudizi” a a studentesse lavoratrici sessuali”, il reale impatto della loro presenza nel campus è molto più oscuro.

    SWOP è primariamente un gruppo di pressione che supporta la decriminalizzazione del traffico sessuale. E se tutte le femministe combattono per decriminalizzare chi vende sesso, nella convinzione che donne e ragazze non dovrebbero essere punite per aver subito sfruttamento o abusi, organizzazioni come SWOP vogliono decriminalizzare gli sfruttatori - i papponi, i clienti e i proprietari di bordelli. L'organizzazione sostiene che l'unico pericolo relativo alla prostituzione sia lo stigma che la circonda e che, dunque, la soluzione sia normalizzare la prostituzione presentandola come un lavoro come un altro - né più né meno dannoso di servire una tazza di caffè.

    A causa di questa linea di partito, il comportamento spesso abusivo - e violento - di papponi, clienti e proprietari di bordelli elude la critica. Questi uomini sono normalissimi clienti e rispettabilissimi gestori di attività. La verità è che tutti i paesi che hanno seguito questo percorso e hanno legalizzato la prostituzione in tutte le sue forme, hanno osservato un aumento nello sfruttamento e nel traffico. Come riporta Spiegel Online citando il Ministero della Famiglia sull'impatto della legalizzazione in Germania, le condizioni delle donne prostituite sono peggiorate considerevolmente. Come riportato da Julie Bindel, invece, in Olanda la legalizzazione ha reso traffico e crimine organizzato più sicuri, ma le cose non sono affatto migliorate per le donne. "L'abuso che le donne sono costrette a subire viene ora chiamato rischio occupazionale", come se fosse una pietra caduta accidentalmente sul piede di un muratore".

    Lo stigma che sarebbe dovuto magicamente sparire in presenza di piena legalizzazione non si è visto. Anzi, a dire il vero c'è uno stigma diminuito: quello che circondava gli uomini che pagano per usare il corpo altrui per sesso e quello di coloro che profittano dello sfruttamento delle donne nell'industria sessuale. Le donne prostituite, però, restano traumatizzate, piene di vergogna, e disperate nel desiderio di lasciare la tratta esattamente com'erano prima. Questo perché l'ampia maggioranza delle donne e delle ragazze che restano coinvolte nella prostituzione non lo fa per desiderio di avere rapporti sessuali con un'infinità di sconosciuti con cui non vorrebbero fare sesso, ma per disperazione - per mancanza di alternative. Chi trae beneficio dalla legalizzazione e dalla normalizzazione della prostituzione sono gli uomini, non le donne.

    Il banco di SWOP alla festa delle matricole non ha posto l'accento sul livello di violenza e misoginia a cui le donne sono sottoposte nel traffico sessuale – si è mantenuto sul leggero.
    Ma qui di leggero non c'è nulla. Se le donne devono eseguire atti sessuali a favore di uomini sconosciuti per poter studiare, c’è qualcosa di importante non funziona nella nostra società. Una riposta di sostegno a questa realtà - se davvero è una realtà (SWOP sostiene “che una studentessa su sei pratichi lavoro sessuale o abbia pensato di farlo) - non dovrebbe essere l'agevolarla, ma il lavorare per assicurarsi che le donne possano studiare e laurearsi senza necessità di vendere sesso per mantenersi.

    Un tempo, una simile rivelazione avrebbe sconvolto il pubblico generale. La gran parte delle persone sarebbe sobbalzata al pensiero di fare sesso orale in cambio di una laurea. Ma oggi, grazie a organizzazioni come SWOP e a legioni di giovani attiviste della classe media - cresciute a pane e femminismo di terza ondata che blatera su quanto ogni singola scelta fatta dalle donne sia emancipatoria e che qualsiasi opinione contraria provenga da donne con vagine coperte di ragnatele e bibbie accanto al letto - la corrente è cambiata.

    Nell'ultima ventina di anni parlare di "vittimizzazione" è passato di moda. E visto che le donne dovrebbero aspirare a essere emancipate e indipendenti, ci si aspetta che smettiamo di riconoscere che ragazze e donne in tutto il mondo continuano a vivere esistenze che sono tutt'altro che liberate. Quasi come se avessimo abbandonato l'idea stessa che sia possibile fuggire dalla presa della cultura della pornografia, di un mondo in cui stupro e sesso vengono confusi, abbiamo deciso di buttarci su un irragionevole pensiero positivo.

    Se ci limitiamo a inquadrare lo spogliarellismo come un modo divertente e sexy di tenersi in forma e fare amicizia con altre donne, ci stiamo dimenticando del messaggio che invia agli uomini circa il ruolo delle donne. Se iniziamo a chiamare la prostituzione "lavoro sessuale", allora forse davvero è un lavoro come un altro, e la scelta tra divenire avvocata o escort dipende solo dalle proprie preferenze.

    Invece di contrastare il traffico sessuale o visualizzarlo come qualcosa ce normalizza l'oggettivazione delle donne in società, le liberali moderne si sono mese a difendere i "diritti delle lavoratrici sessuali", al suono di mantra come "il lavoro sessuale è lavoro!”. Ma sebbene sia vero che le donne prostituite meritano diritti come chiunque, questi slogan finto-progressisti ci distraggono dalla verità del traffico sessuale - che non solo è drammaticamente violento, ma trasmette un messaggio pericoloso su come troppi uomini vedono le donne. E anche quando gli scambi non sono violenti, è il fatto stesso che si paghi una persona per performare atti sessuali che non andrebbe accettato. Il sesso dovrebbe essere desiderato da tutte le parti, godibile per tutte le parti.

    Una persona con etica ed empatia non vorrebbe fare sesso con qualcuno che preferirebbe essere in qualsiasi altro posto fuorché con lei, che si sentirà disgustato o deumanizzato dall'esperienza. Eppure, proprio mentre insistiamo - tramite campagne sull'educazione al consenso e il movimento #MeToo - che l'unico sesso che dovremmo fare è quello di cui tutti sono entusiasti, al contempo stiamo dicendo alle giovanissime che sesso unilaterale e forzato va benissimo fintantoché comprende uno scambio di denaro. Un simile messaggio non dovrebbe andarci giù. 

    Inquadrare il "lavoro sessuale" come una scelta qualsiasi che le ragazze possono compiere, paragonandolo a una laurea in scienze o biologia, manca completamente il fulcro della questione. Non dovremmo chiederci se le donne possano scegliere di prostituirsi o divertirsi a farlo, ma perché viviamo in un mondo in cui è considerato normale e accettabile che gli uomini paghino per qualcosa di simile.

    Sul Sesso, sui Nastri e sulle Mucche che Restano Comunque Mucche

    - Articolo originale su Culturally Bound Gender.
     
    Che siate nuove o meno al mondo del femminismo, è possibile che abbiate già letto e sentito alcune di queste tesi in favore dell’accettazione di definizioni di sesso/genere* basate sul concetto di identità.

    • Il sesso è uno spettro, non un binario.
    • Ci sono persone i cui cromosomi non combaciano con l’aspetto esteriore.
    • Esiste un’ampia gamma di condizioni di intersessualità, che mette in discussione ciò che consideriamo “maschio” e “femmina”.

    A questo punto, la persona che sostiene la tesi delle definizioni basate sul concetto di identità inizierà a elencare le condizioni intersessuali che conosce, per poi procedere con la domanda: “Dunque? Vorresti dirmi che neppure loro sono vere donne?”

    Vedo spesso femministe confuse da questo tipo di affermazioni, sentendosi incapaci di rispondere adeguatamente. Penso che sia perché questo è un esempio di quello che mi piace chiamare argumentum ad patriarchum — non perché sia usato per supportare il patriarcato (sebbene in questo caso sia vero anche questo) ma perché è il modo in cui mio padre usa dibattere non appena sente di essere in procinto di uscire sconfitto.

    In questo genere di dibattito, l’avversario si avvale di una affermazione secondaria che modifica i termini dell’argomento primario della tesi in modo così sfacciato che, anche qualora la nuova posizione fosse supportata, non potrebbe in alcun modo giustificare quella originale. Questo genere di argomentazione è usato per portare l’interlocutore al punto in cui è d’accordo riguardo a qualcosa, così da poter poi dire fieramente “ah, quindi siamo d’accordo. Mi fa piacere che vediamo le cose allo stesso modo su [argomento principale che non ha subito alcun reale impatto dal tuo essere in accordo con la proposizione secondaria]”.

    È vero. Esiste un’ampia gamma di condizioni di intersessualità. Si possono avere genitali ambigui causati da iperplasia surrenale congenita, si può essere persone XY con aspetto femminile a causa della sindrome da insensibilità agli androgeni. O ancora è possibile che disturbi ormonali abbiano provocato l’insorgenza di caratteristiche secondarie del sesso opposto.

    Detto questo, le tesi sul sesso come spettro sono meri sofismi. Sono giochi di parole.
    È molto facile capire perché. La persona che sostiene queste argomentazioni non vi darà seguito con un’affermazione quale “Ho cromosomi XY e sindrome da insensibilità agli androgeni; non voglio che tu mi dica che non posso identificarmi come donna”.

    No. La mossa successiva è sempre sostenere che, se accetti la presenza di condizioni intersessuali e l’assunto che il sesso è uno spettro, allora devi essere disposta ad accettare che la nozione di identità dovrebbe essere l’elemento che determina il posizionamento di ogni singolo essere umano su quello stesso spettro.

    Tutta la scienza e le condizioni specifiche menzionate…non sono che il trucco di un mago – o il raggiro di un truffatore. Perché queste tesi portano sempre e solo alla questione dell’identità, mentre le condizioni intersessuali sono condizioni esistenti nella realtà materiale.
    Prendiamo come esempio qualcosa che ognuno di noi accetta come esistente sotto forma di spettro: la luce visibile.



    Come possiamo vedere, la lunghezza d’onda della luce visibile va da 350 a 800 nanometri.
    La luce blu e la luce rossa sono posizionate agli estremi di questo spettro e c’è un enorme varietà di colori tra le due. A differenza di quanto avviene per lo “spettro sessuale”, infatti, la parte centrale dello spettro della luce visibile contiene la maggioranza delle categorie distinte e distinguibili dall’occhio umano.

    Eppure, la scoperta di nuovi colori sullo spettro — come anche i confini sfocati tra, per esempio, rosso e arancione — non indicano che giallo sia qualunque colore che una persona identifica come giallo (o che crede che sia giallo con tutto il suo cuore). Giallo è una categoria di colore che esiste oltre la lunghezza d’onda di 500 nanometri. Se sostenessi che un colore attorno ai 600 nanometri è giallo o simile al giallo, la tesi potrebbe risultare sensata. Ma non potrebbe valere la stessa cosa per la luce su una lunghezza d’onda di 450 nanometri.

    Poniamo che alla nascita ci abbiano assegnato un nastro da indossare sempre. Esistono nastri rossi (colori con lunghezza d’onda dai 650 nm in su) e i blu (da 450 nm in giù). Per tutta la loro vita, le persone sono state trattate diversamente in base al colore dei nastri che gli sono stati assegnati: quelle con nastro rosso costituivano il gruppo sociale più basso, il cui compito era quello di soddisfare i bisogni delle persone col nastro blu.

    Tuttavia, seppure con estrema rarità, capitava che la macchina colorante incappasse in errori e che producesse nastri gialli, arancioni o verdi, che tradizione voleva venissero usati comunque. Così, per centinaia di anni, a tutti coloro che ottenevano nastri gialli, arancioni o verdi (persone con condizioni intersessuali), veniva detto che avevano ricevuto nastri rossi o blu. Quando facevano notare le differenze tra i propri nastri e quelli realmente blu o rossi, puntualmente arrivava un adulto a zittirli, dicendo che non era vero. Essendo i nastri particolarmente importanti in società, queste persone crescevano spesso con un profondo senso interiore di vergogna per le loro diversità.
    Allora alcune persone con nastri arancioni, gialli e verdi iniziarono a lamentarsi e a fare gruppo: non dovrebbero forse essere riconosciute per quello che sono?

    A un certo punto, le persone con nastro blu cominciano a trovare l’idea interessante. D’altronde, se qualcuno con un nastro arancione – che abbiamo finto essere rosso a causa di norme sociali obsolete – può dire “il mio nastro non è rosso, è arancione”, perché non può anche il loro nastro essere di qualsiasi colore con cui loro lo identificano?

    Così iniziano a guardare meglio il loro nastro blu. Certo, la superficie rifletteva la luce a una lunghezza d’onda di 480 nm, ma conoscono tante persone i cui nastri blu hanno lunghezze d’onda minori della sua: il blu del nastro del loro amico Bill è molto profondo, quasi sul viola, e tutte le persone con nastro blu che vedono nei media sembrano avere nastri di un blu ben più scuro del loro.

    Ora che il colore dei nastri non è più considerato binario, si sentono pronti a farsi avanti con la loro posizione: il loro nastro non è affatto blu. È arancione. Anzi, è rosso. Forse è sempre stato rosso e nessuno se n’era mai accorto. Dopo tutto, se siamo pronti ad accettare che le persone con nastri arancioni non hanno un nastro rosso, dobbiamo anche accettare che le persone con nastri blu possono, se vogliono, non avere davvero un nastro blu.

    Le motivazioni ovviamente sono in netto contrasto: le persone con il nastro arancione non stanno negando la realtà. Se scelgono di essere identificate come persona con il nastro arancione (invece che come persona con nastro rosso) stanno solo esprimendo e chiedendo il riconoscimento della propria reale e materiale differenza dalle persone con nastro rosso. E se pure volessero continuare a essere viste come aventi il nastro rosso, perché è così stato per tutta la loro vita e non se la sentono di essere viste come parte di una categoria separata, sarebbe del tutto ragionevole anche quello.

    Ma non c’è nulla nell’esperienza delle persone con nastri verdi, arancioni e gialli che indica che una persona con nastro blu sia in realtà portatrice di un nastro di altro colore. Sarebbe un insulto all’intelligenza altrui e un diniego della realtà affermare che tutti debbano fingere che il nastro blu di una persona sia in realtà sempre stato rosso.

    Tornando in un contesto basato sulla realtà, alcune pecore nascono con genitali ambigui e con problemi di infertilità, ma non per questo un ariete potrà improvvisamente divenire una capra.

    L’argomentazione dello spettro sessuale non ha rilevanza ai fini dell’idea di sesso e genere basati su identità. È una subdola tattica che fa perdere tempo ed è deliberatamente usata, di solito, da mansplainer che partono con i loro “a dire il veeeeeero...” e poi cominciano con questa manovra diversiva per confondere l’argomentazione e spuntarne vittoriosi.

    Salvate questo post e inviatelo a chiunque utilizzi queste argomentazioni.

    * – Ora che gli MTF si considerano “femmine umane adulte” e di sesso femminile, le nozioni di sesso e genere sono state di nuovo forzatamente inserite in un’unica categoria di definizione – cambiamento che si è dimostrato disastroso per il mantenimento di protezioni per sesso (come dimostra quanto previsto nella proposta del Gender Recognition Act in Inghilterra) o per posti e alloggi basati sul sesso nello sport o in strutture specifiche.

    - Articolo originale su Culturally Bound Gender.

    La Posizione Femminista Sull'Autoidentificazione del Genere

    Thread originale di Lesbian Voices:

    C’è troppa disinformazione in giro circa la posizione femminista riguardo l’impatto dell’ideologia dell’autoidentificazione del genere. La nostra posizione è, essenzialmente, di salvaguardia – dei bambini, delle donne, delle lesbiche.

    Per quanto concerne i bambini, le questioni da considerare sono diverse. Prima di tutto c’è l’assenza di modi oggettivi per determinare chi sia trans e chi non lo sia. Studi e ricerche hanno dimostrato che la gran parte dei bambini che manifesta disforia di genere desiste e si rivela spesso essere omosessuale, se si concede loro di fare naturale esperienza della pubertà.

    Secondo punto: i trattamenti ormonali sono prescritti off-label. Non abbiamo la più pallida idea di quale potrebbe essere il loro impatto a lungo termine. Sappiamo, però, quali sono gli effetti a lungo termine del Lupron, un farmaco per il blocco della pubertà, e che questi comprendono assottigliamento delle ossa, osteoporosi e dolore cronico.

    Terzo: i farmaci per il blocco della pubertà, accanto agli ormoni usati nelle terapie, conducono alla sterilizzazione, in quanto impediscono la maturazione dei gameti. Quarto: alcuni gruppi di persone, tra cui bambini con autismo e giovani lesbiche, sono presenti in numero spropositato tra i diagnosticati come trans. Questo fa sorgere quesiti riguardo la loro vulnerabilità.

    Quinto: ci sono prove del fatto che la presenza di disturbi (depressione, ansia, ecc), traumi e omofobia, siano fattori che contribuiscono alle diagnosi come trans. In questi casi, sarebbe opportuno usare trattamenti che non si limitino a confermare la presenza di transgenderismo ma che puntino ad alleviare la presenza di sofferenza. Gli attivisti trans, però, accusano queste proposte di costituire terapia di conversione.

    Sesto: si è verificato un enorme incremento nel numero di ragazze adolescenti che si dichiarano trans pur non avendo mostrato segni di disforia nell’infanzia. Il fenomeno è noto come disforia di genere a insorgenza rapida (ROGD). Gli attivisti trans stanno ostacolando la ricerca del fenomeno.

    Per donne e ragazze, la rimozione di alcuni diritti e in particolare quelli ad avere spazi separati per sesso, sono cruciali. Al fine di permettere a tutte le donne di partecipare appieno alla vita pubblica è importante che esistano anche luoghi non accessibili a persone con corpi maschili.

    Ciò è particolarmente vero per le donne in condizione di vulnerabilità, e quindi importante nelle carceri, nei rifugi per vittime di violenza e nei centri per vittime di stupro. Per molte donne è fondamentale che esistano luoghi solo per donne, dove possano sentirsi al sicuro, più supportate e capire, e dove possano lavorare per ricostruire la propria fiducia in sé.

    Studi suggeriscono anche che le donne disabili sono a maggior rischio di violenza maschile. Le donne più vulnerabili, comprese le anziane, necessitano di assistenza e hanno il diritto di essere seguite da personale di sesso femminile, se lo desiderano.

    È dimostrato che il 70% delle ragazze sotto i 14 anni ha subito qualche forma di abuso sessuale. Ciononostante, diverse scuole, nonché l’associazione Girl Guides stanno modificando le proprie normative per consentire a ragazzi che si identificano come trans di condividere gli spazi delle ragazze con queste ultime, negando a loro la possibilità di stabilire limiti.

    Le donne lesbiche affrontano tutte le problematiche menzionate e altre ancora. Nel movimento per l’autoidentificazione del genere la lesbofobia si manifesta in molti modi. Molte ragazze “non conformi al genere”, che non di rado sono lesbiche, vengono avviate verso la transizione per il semplice fatto di non essere conformi alle arbitrarie e culturali nozioni di femminilità.

    Giovani lesbiche butch subiscono pressione in direzione della transizione per via della diffusione dell’omofobia. Hannah Gadsby ha raccontato di aver ricevuto un messaggio da qualcuno che le ha detto che era suo dovere verso la comunità fare coming out come trans. Lei non è trans. Tutto questo non è privo di conseguenze.

    Donne butch avanti con l’età hanno raccontato di aver iniziato a mettere in dubbio la propria identità e a domandarsi se sono trans per via della quantità di persone che chiedeva loro se lo fossero. Non aiuta il fatto che la parola lesbica sia considerata antiquata ed escludente.

    Il che ci porta al tremendo concetto del soffitto di cotone, espressione che si riferisce all’intimo indossato dalle lesbiche che, per ovvie ragioni, si rifiutano di avere rapporti con uomini che si identificano come trans. Sebbene sia del tutto sensata, è una posizione considerata bigotta e colma d’odio da uomini che si definiscono lesbiche.

    La situazione ha condotto al fatto che alcune giovani lesbiche hanno intrapreso relazione con questi uomini per via della pressione e della difficoltà di rifiutarsi, come membri delle comunità queer. Ne conseguono molestie quotidiane alle lesbiche, e continui tentativi di forzarle all’idea del sesso con uomini.

    Nulla di tutto ciò costituisce un attacco alle persone trans. Capiamo le difficoltà che queste possono affrontare e supportiamo i loro diritti alla sicurezza, al lavoro, al sostentamento e all’assistenza sanitaria. Si tratta semplicemente di credere che i nostri diritti alla sicurezza, alla privacy e alla dignità non debbano risultarne erosi.

    Allo stesso tempo, sosteniamo che sia importante assicurarsi che i gruppi di persone più vulnerabili (bambini in particolare) ricevano tutta l’assistenza di cui hanno bisogno e siano tutelati. Le problematiche con cui stiamo avendo a che fare sono complesse e un approccio che prevede misure uguali per tutti è oltremodo inadeguato.

    Thread originale di Lesbian Voices

    In Inghilterra Non si Può Parlare della Questione Trans

    Tre soldati di una base militare hanno dichiarato di aver cambiato sesso da uomini a donne.

    Sono adulti consenzienti, in diritto di prendere le proprie decisioni, con il premuroso supporto dei propri ufficiali superiori.

     Questo evento segna l’adeguamento dell’esercito a una società in rapido cambiamento su una questione che divide uomini e donne eterosessuali e omosessuali, femministe, insegnanti e persino la stessa comunità trans.

    Tentativi di Insabbiamento di uno Studio sulla Disforia di Genere a Insorgenza Rapida


    - Articolo originale su Transgender Trend.

    La scorsa settimana, sul giornale scientifico PLOS ONE, è stato pubblicato un importante studio sulla Disforia di Genere a Insorgenza Rapida (ROGD), espressione che si riferisce all’improvvisa manifestazione della disforia di genere agli albori della pubertà o dopo la stessa, in giovani adulti o adolescenti che precedentemente non rispondevano ai criteri di disforia di genere.

    Lo studio, curato dalla Dottoressa Lisa Littman della Brown University, è il primo ad affrontare la ricerca sull’incremento senza precedenti del numero di ragazze adolescenti che iniziano a identificarsi come ragazzi immediatamente con l’inizio della pubertà.

    Il 22 agosto, la Brown University ha pubblicato un comunicato stampa relativo allo studio, successivamente ritirato e sostituito con un messaggio di scuse il 27 dello stesso mese, dopo cinque giorni di aggressive proteste da parte di attivisti trans. A supporto dello studio della Dottoressa Littman, accanto alla libertà di ricerca accademica e di indagine scientifica, è stata indetta una destinata alla Brown University e a PLOS ONE.

    Le “Fabbriche di Bambini” Ucraine: il Costo Umano della Maternità Surrogata

    In seguito alla messa al bando della maternità surrogata in India, Nepal, e Tailandia, la richiesta è alle stelle in Ucraina. Lo sono anche le denunce di sfruttamento.



    Le città Ucraine sono tempestate da pubblicità che invitano a diventare madri surrogate. “Hai tra i 18 e i 35 anni? Sei fisicamente e psicologicamente in salute? Sei rispettosa della legge?”. Cartelloni con queste e altre domande decorano bus e metro. Un vero e proprio reclutamento.

    Cosa c’è di Sbagliato nella Prostituzione?

    Quest’articolo si propone di esaminare la prostituzione e le sue conseguenze sulla vita delle persone, nella considerazione dei collegamenti intrinseci con la pornografia, con il traffico sessuale e con lo sfruttamento sessuale minorile, il connaturato razzismo e la ragione per cui bisognerebbe attribuire la piena responsabilità a chi sorregge le redini del fenomeno (articolo originale su Nordic Model Now!)

    Geena Leigh è stata coinvolta nella prostituzione per 19 anni, dall’età di 18. Nella sua presentazione per un’indagine parlamentare sulla regolamentazione dei bordelli, Geena ha affermato che la prostituzione “riesce a derubare le donne di tutti i loro sogni, di tutti i loro obiettivi e della loro stessa meravigliosa essenza. Durante gli anni in cui sono stata prostituita, non ho incontrato una sola donna che amasse fare quello che faceva. Tutte cercavano di uscirne”.  

    “Se è legale non può essere poi così male”. Se lo ripeteva per sopportare e andare avanti
    “nonostante fosse una vita di assoluta miseria”.

    Geena vive in Australia, dove la tratta sessuale è decriminalizzata in alcuni stati. Nella presentazione al governo Australiano ha raccontato di come, quando cercava di uscire dal giro, continuasse a pensare “Se è legale non può essere poi così male”. Se lo ripeteva, ancora e ancora, per sopportare lo stato delle cose e andare avanti, “nonostante fosse una vita di assoluta miseria”.