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Sul Sesso, sui Nastri e sulle Mucche che Restano Comunque Mucche

- Articolo originale su Culturally Bound Gender.
 
Che siate nuove o meno al mondo del femminismo, è possibile che abbiate già letto e sentito alcune di queste tesi in favore dell’accettazione di definizioni di sesso/genere* basate sul concetto di identità.

  • Il sesso è uno spettro, non un binario.
  • Ci sono persone i cui cromosomi non combaciano con l’aspetto esteriore.
  • Esiste un’ampia gamma di condizioni di intersessualità, che mette in discussione ciò che consideriamo “maschio” e “femmina”.

A questo punto, la persona che sostiene la tesi delle definizioni basate sul concetto di identità inizierà a elencare le condizioni intersessuali che conosce, per poi procedere con la domanda: “Dunque? Vorresti dirmi che neppure loro sono vere donne?”

Vedo spesso femministe confuse da questo tipo di affermazioni, sentendosi incapaci di rispondere adeguatamente. Penso che sia perché questo è un esempio di quello che mi piace chiamare argumentum ad patriarchum — non perché sia usato per supportare il patriarcato (sebbene in questo caso sia vero anche questo) ma perché è il modo in cui mio padre usa dibattere non appena sente di essere in procinto di uscire sconfitto.

In questo genere di dibattito, l’avversario si avvale di una affermazione secondaria che modifica i termini dell’argomento primario della tesi in modo così sfacciato che, anche qualora la nuova posizione fosse supportata, non potrebbe in alcun modo giustificare quella originale. Questo genere di argomentazione è usato per portare l’interlocutore al punto in cui è d’accordo riguardo a qualcosa, così da poter poi dire fieramente “ah, quindi siamo d’accordo. Mi fa piacere che vediamo le cose allo stesso modo su [argomento principale che non ha subito alcun reale impatto dal tuo essere in accordo con la proposizione secondaria]”.

È vero. Esiste un’ampia gamma di condizioni di intersessualità. Si possono avere genitali ambigui causati da iperplasia surrenale congenita, si può essere persone XY con aspetto femminile a causa della sindrome da insensibilità agli androgeni. O ancora è possibile che disturbi ormonali abbiano provocato l’insorgenza di caratteristiche secondarie del sesso opposto.

Detto questo, le tesi sul sesso come spettro sono meri sofismi. Sono giochi di parole.
È molto facile capire perché. La persona che sostiene queste argomentazioni non vi darà seguito con un’affermazione quale “Ho cromosomi XY e sindrome da insensibilità agli androgeni; non voglio che tu mi dica che non posso identificarmi come donna”.

No. La mossa successiva è sempre sostenere che, se accetti la presenza di condizioni intersessuali e l’assunto che il sesso è uno spettro, allora devi essere disposta ad accettare che la nozione di identità dovrebbe essere l’elemento che determina il posizionamento di ogni singolo essere umano su quello stesso spettro.

Tutta la scienza e le condizioni specifiche menzionate…non sono che il trucco di un mago – o il raggiro di un truffatore. Perché queste tesi portano sempre e solo alla questione dell’identità, mentre le condizioni intersessuali sono condizioni esistenti nella realtà materiale.
Prendiamo come esempio qualcosa che ognuno di noi accetta come esistente sotto forma di spettro: la luce visibile.



Come possiamo vedere, la lunghezza d’onda della luce visibile va da 350 a 800 nanometri.
La luce blu e la luce rossa sono posizionate agli estremi di questo spettro e c’è un enorme varietà di colori tra le due. A differenza di quanto avviene per lo “spettro sessuale”, infatti, la parte centrale dello spettro della luce visibile contiene la maggioranza delle categorie distinte e distinguibili dall’occhio umano.

Eppure, la scoperta di nuovi colori sullo spettro — come anche i confini sfocati tra, per esempio, rosso e arancione — non indicano che giallo sia qualunque colore che una persona identifica come giallo (o che crede che sia giallo con tutto il suo cuore). Giallo è una categoria di colore che esiste oltre la lunghezza d’onda di 500 nanometri. Se sostenessi che un colore attorno ai 600 nanometri è giallo o simile al giallo, la tesi potrebbe risultare sensata. Ma non potrebbe valere la stessa cosa per la luce su una lunghezza d’onda di 450 nanometri.

Poniamo che alla nascita ci abbiano assegnato un nastro da indossare sempre. Esistono nastri rossi (colori con lunghezza d’onda dai 650 nm in su) e i blu (da 450 nm in giù). Per tutta la loro vita, le persone sono state trattate diversamente in base al colore dei nastri che gli sono stati assegnati: quelle con nastro rosso costituivano il gruppo sociale più basso, il cui compito era quello di soddisfare i bisogni delle persone col nastro blu.

Tuttavia, seppure con estrema rarità, capitava che la macchina colorante incappasse in errori e che producesse nastri gialli, arancioni o verdi, che tradizione voleva venissero usati comunque. Così, per centinaia di anni, a tutti coloro che ottenevano nastri gialli, arancioni o verdi (persone con condizioni intersessuali), veniva detto che avevano ricevuto nastri rossi o blu. Quando facevano notare le differenze tra i propri nastri e quelli realmente blu o rossi, puntualmente arrivava un adulto a zittirli, dicendo che non era vero. Essendo i nastri particolarmente importanti in società, queste persone crescevano spesso con un profondo senso interiore di vergogna per le loro diversità.
Allora alcune persone con nastri arancioni, gialli e verdi iniziarono a lamentarsi e a fare gruppo: non dovrebbero forse essere riconosciute per quello che sono?

A un certo punto, le persone con nastro blu cominciano a trovare l’idea interessante. D’altronde, se qualcuno con un nastro arancione – che abbiamo finto essere rosso a causa di norme sociali obsolete – può dire “il mio nastro non è rosso, è arancione”, perché non può anche il loro nastro essere di qualsiasi colore con cui loro lo identificano?

Così iniziano a guardare meglio il loro nastro blu. Certo, la superficie rifletteva la luce a una lunghezza d’onda di 480 nm, ma conoscono tante persone i cui nastri blu hanno lunghezze d’onda minori della sua: il blu del nastro del loro amico Bill è molto profondo, quasi sul viola, e tutte le persone con nastro blu che vedono nei media sembrano avere nastri di un blu ben più scuro del loro.

Ora che il colore dei nastri non è più considerato binario, si sentono pronti a farsi avanti con la loro posizione: il loro nastro non è affatto blu. È arancione. Anzi, è rosso. Forse è sempre stato rosso e nessuno se n’era mai accorto. Dopo tutto, se siamo pronti ad accettare che le persone con nastri arancioni non hanno un nastro rosso, dobbiamo anche accettare che le persone con nastri blu possono, se vogliono, non avere davvero un nastro blu.

Le motivazioni ovviamente sono in netto contrasto: le persone con il nastro arancione non stanno negando la realtà. Se scelgono di essere identificate come persona con il nastro arancione (invece che come persona con nastro rosso) stanno solo esprimendo e chiedendo il riconoscimento della propria reale e materiale differenza dalle persone con nastro rosso. E se pure volessero continuare a essere viste come aventi il nastro rosso, perché è così stato per tutta la loro vita e non se la sentono di essere viste come parte di una categoria separata, sarebbe del tutto ragionevole anche quello.

Ma non c’è nulla nell’esperienza delle persone con nastri verdi, arancioni e gialli che indica che una persona con nastro blu sia in realtà portatrice di un nastro di altro colore. Sarebbe un insulto all’intelligenza altrui e un diniego della realtà affermare che tutti debbano fingere che il nastro blu di una persona sia in realtà sempre stato rosso.

Tornando in un contesto basato sulla realtà, alcune pecore nascono con genitali ambigui e con problemi di infertilità, ma non per questo un ariete potrà improvvisamente divenire una capra.

L’argomentazione dello spettro sessuale non ha rilevanza ai fini dell’idea di sesso e genere basati su identità. È una subdola tattica che fa perdere tempo ed è deliberatamente usata, di solito, da mansplainer che partono con i loro “a dire il veeeeeero...” e poi cominciano con questa manovra diversiva per confondere l’argomentazione e spuntarne vittoriosi.

Salvate questo post e inviatelo a chiunque utilizzi queste argomentazioni.

* – Ora che gli MTF si considerano “femmine umane adulte” e di sesso femminile, le nozioni di sesso e genere sono state di nuovo forzatamente inserite in un’unica categoria di definizione – cambiamento che si è dimostrato disastroso per il mantenimento di protezioni per sesso (come dimostra quanto previsto nella proposta del Gender Recognition Act in Inghilterra) o per posti e alloggi basati sul sesso nello sport o in strutture specifiche.

- Articolo originale su Culturally Bound Gender.